Abbiamo intervistato l'artista Mauro Di Berardino per capire il suo percorso artistico e la sua visione dell'arte.
Che tipo di formazione Artistica hai avuto? (Accademia, Autodidatta, ecc)
Sono nato con la matita in mano, ho imparato prima a disegnare e poi a camminare, ma non ho mai immaginato l’arte come la strada della mia vita. Da piccolissimo, ad esempio, sognavo di fare il costruttore di astronavi o il trader di borsa.
L’evento che ha cambiato tutto avvenne nel mio vecchio posto di lavoro. Ero un ricercatore universitario specializzato nella TC Cone Beam in ambito odontoiatrico e il mio ufficio era una stanza di 4x3 metri circa senza finestre e con una sola porta d'ingresso, vedevo muri grigi ogni giorno, nessun quadro alle pareti e solo un attaccapanni e 2 computer a tenermi compagnia. Così decisi di abbellire da me quella stanza triste e creai un'opera intrisa di colore e allegria: fu la mia prima sperimentazione del neoespressionismo.
Dopo solo 48 ore il dirigente del dipartimento, il prof. Maurizio Piattelli, si dichiarò grande amante e collezionista di opere d'arte e comprò la mia opera consigliandomi di continuare a dipingere perché secondo lui avevo un grande futuro.
Di lì a breve, impreziosii il mio ufficio con nuove opere che venivano acquistate continuamente e i complimenti da parte del pubblico erano sempre maggiori fino all'ultimo quello di un importante critico: da lì ad oggi il passo è breve.
C’è da aggiungere che dal 2012 tutte le amicizie che frequento giornalmente sono professionisti del mondo dell’arte: scultori, pittori, attori, poeti ecc. Da quel momento la contaminazione è stata fortissima.
Quale dovrebbe essere, secondo te, il ruolo dell’artista nella società odierna?
Il mio ideale, il mio gold standard, sarebbe quello di comunicare e trasmettere la figura dell’EROE, ”il monaco guerriero”, il cui successo non dipende mai da circostanze esterne e la cui Forza deriva dall’identificazione con dei valori relativi al mondo dell’anima. Purtroppo questo ideale dell’eroe è scomparso dall’educazione normalmente impartita nelle scuole di stato e prima o poi scompariranno anche i libri che trattano di tale figura, affinché nessun giovane ne senta più il richiamo.
L’Epica e i miti, con i VALORI che possono trasmettere, non sono più a fondamento dell’educazione del giovane, ma si insegnano oramai solo in un numero limitato di corsi di studio. Non si osannano più i veri valori, il gesto eroico, l’ideale cavalleresco.
E’ in atto un’opera di “oscuramento del MITO”. Allora gli intellettuali opinionisti della televisione, gli amministratori delegati che depredano le aziende create da altri, i politici corrotti, gli sportivi, le presentatrici televisive, le band musicali, i boss mafiosi saranno gli unici punti di riferimento per le nuove generazioni.
Per questo motivo in quasi ogni mia opera cerco di nascondere ideali e intenti che esprimano e cerchino di tenere vivo il fuoco dell’anima.
Quale è la tua visione dell’Arte?
Per rispondere a questa domanda userò delle parole di Salvatore Brizzi, lui più volte ha trattato questo argomento in modo illuminante.
Non c’è spazio per la vita nel tempo. Il tempo appartiene alla morte. Ciò che accade nella nostra mente non è mai indice sicuro della presenza di una coscienza. Il fatto che dentro un cervello si muovano dei pensieri non prova nulla riguardo un’eventuale coscienza. La quasi totalità dei terrestri non pensa attivamente, bensì viene pensata passivamente da una voce nella testa. E a osservare questi pensieri non c’è nessuno, nel senso più letterale del termine, non c’è una "coscienza di esserci". Gli uomini e le donne della nuova specie sono Dei costretti a incarnarsi nel tempo, nel mondo dei morti. Qui – nell’Universo partorito dal ventre del Demiurgo – si addormentano e si credono mortali, si ammalano di finitudine. A tutti voi che leggete è successo e sta succedendo proprio questo. L’»artista« non è altro che un immortale costretto nell’incarnazione del tempo. L’eterno intrappolato nel tempo produce arte. Nell’Impero di Cronos vi viene data la possibilità di risvegliarvi e tramutarvi in artisti, provocando una deflagrazione nell’inconscio collettivo che consente ad altri Dei dormienti di accendersi d’entusiasmo e ricordarsi a loro volta di possedere un destino. L’atto artistico nasce da questo risveglio della coscienza. Il premio per l’artista è l’»eternamento«, il tornare a essere immortale nel mondo dei morti.
Quale tecnica artista ti offre maggiore soddisfazione e riesce ad esprimere la tua creatività?
Non sento di avere un predilezione particolare per una tecnica, perché avendo un afflusso creativo molto forte e ampio ogni tecnica riesce ad esprimere al meglio una parte di me in un dato momento.
A volte sento di dover esprimere un graffio o un segno veloce senza esitazione, in questi frangenti mi trovo bene ad esprimermi tramite spray oppure pastelli ad olio industriali.
Altre volte invece sento di voler vedere i colore che uso come se fossero vivi, con tante sfaccettature e in questo caso adoro usare l’olio… anche se i suoi tempi di asciugatura non vanno d’accordo con la mia vena creativa.
Hai collaborazioni con gallerie d’arte o curatori esperti del settore?
Si ho diverse collaborazioni: con GGA (General Gomez Arts) in Auburn Sacramento negli USA, poi con la galleria Singulart di Parigi, Tricera di Tokyo, Gart gallery in Pescara.
Tra i curatori del settore c’è Giorgio Grasso, col quale ho iniziato a collaborare a partire dalla realizzazione della nuova edizione artistica della divina commedia reinterpretata da artisti contemporanei e poi il poliedrico Davide Cocozza che in tutte le mostre da lui organizzate riesce ad imprimere un’anima di vitalità e forza che raramente si percepiscono di questi tempi.
Quali pensi siano i canali migliori per vendere le tue opere?
Le mie opere hanno un qualcosa che colpisce dal vivo: come un’anima non può essere percepita da una normale fotografia, devi vederla per sentirla. Perciò molte delle mie vendite provengono da appassionati che hanno visto le mie opere dal vivo in mostre, e soprattutto, a casa di collezionisti.
Ho molti acquirenti che non avevano mai comprato arte, ma si sono appassionati vedendo una mia opera a casa di amici. Posso dire di aver iniziato molte persone alla collezione di opere d’arte. Con questa premessa ti direi quindi che il contatto diretto è la mia arma vincente.
Hai nuove idee per quanto riguarda la tua produzione artistica?
Sì, giusto pochi giorni fa ho partorito una nuova idea che vuole unire la mia passione per la scrittura giapponese con inchiostro nero, lo Shodo, alla mia arte più tendente al colore e impattante. Sarà estremamente bella da vedere, ma non aggiungo altro, perché ancora in fase di realizzazione.